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il mio blog è come la mia casa, chi vi entra sa di poter trovare accoglienza e conforto, ma con la spada vigile che protegge dal male.

mercoledì 16 dicembre 2009

La risulta


Quanto accade in questi giorni in Italia, è la triste risulta di una deriva ideologica e culturale crescente in un popolo malvezzo alle regole, dove la scuola ha dimenticato l'insegnamento nella forsennata corsa all'autocommiserazione, dove i libri sono sostituiti da riviste di gossip e calcio-mercato. Un popolo che continua a vivere nella convinzione che la responsabilità individuale sia secondaria alla responsabilità collettiva.
Una società, figlia malconcia della sottocultura sessantottina, con poche idee sul futuro ed uno stato di delirio nel presente, con la memoria pregna di cose sentite e mai viste quali fascismo e comunismo, due visioni estreme dello stesso problema: un popolo incosciente e sottomesso.
Il sottoprodotto di anni di lotta per i diritti ci ha portato a disconoscere i doveri. Doveri etici, deontologici, morali, dati dalla libertà collettiva garantita dalla responsabilità individuale.
La lotta è diventata vendetta, non si riesce più a dialogare civilmente, ogni azione pubblica deve essere subito etichettata (usando un eufemismo della rete, ogni pensiero deve essere taggato per poter essere riconoscibile dagli imbecilli) e nulla può essere più fine a se stesso.
Una mentalità corrotta e malata ci porta a dubitare del fatto a prescindere, tanto da riuscire a mascherare questa fobia collettiva solo con l'ipocrisia del sorriso e del ...volemose bene!
Le istituzioni non possono essere l'antagonista da combattere, né l'arbitro delle nostre azioni, e meno che mai l'assicurazione che risarcisce tutti i nostri danni.
Lo Stato è l'emblema nobile di un popolo sovrano, a cui va il massimo rispetto per il semplice fatto che lo Stato siamo noi, e quindi è autostima e non deferenza.
Basta con le lamentele di persone che vogliono tutto e subito, i tempi da seguire non sono quelli della tecnologia o di questa ansia sociale. Il tic tac della vita è quello di Gaia, che ci ha creato e ci raccoglierà fino ad essere polvere e poi nulla, assorbendo così i danni che abbiamo fatto.
Dicevano un tempo i saggi: non fare agli altri ciò che non vorresti sia fatto a te stesso, io aggiungo fai agli altri ciò che vuoi venga fatto a te.
Lo stato di inciviltà raggiunto è grave, ma ancora più grave è non rendersene conto, perseverare in questa pazzia del massacro. Le vittime non saremmo noi, ma i nostri figli a cui daremmo un mondo corrotto, educandoli nell'amore per la sopraffazione culturale e fisica.

lunedì 7 dicembre 2009

La cura



Cardini della libertà sono il confronto e la condivisione. In una società civile, come già detto nel mio blog, il necessario ricorso alle regole in antitesi all'anarchia, limita i forti e tutela i deboli. La democrazia applicata di una società in cui lo stato è sovrano di se stesso, passa per la suddivisione di quei "poteri" ritenuti basilari di una struttura, quella necessaria ripartizione tra il legislativo, l'esecutivo ed il giudiziario.
Non capisco perché da alcune parti, la magistratura necessita di una sovversiva necessità di condizionare ed affiancare chi ha il compito di stabilire le norme, mentre de facto ha il compito di curarne la rigorosa applicazione garantendo una giusta ed eguale azione di giustizia.
Una azione in cui la bilancia viene mossa dalla sola interpretazione di fatti passanti per colpe ed attenuanti, senza morali e preconcetti, in cui la condanna o l'assoluzione sono atti scientificamente spiegabili e ripetibili.
Lo scavalcamento è pericoloso ed oltraggioso. E' una casta che rivendica qualche divina concessione, o qualche mero funzionario governativo prestato all'arte in un momentaneo complesso di sublimazione?
Se dovessimo essere tutti giudicati da questi filosofi del diritto, tribunali e carceri passerebbero per nuove Accademie di Mistrà di platonica concezione, dove il danno verso la società non si paga ma si assorbe in dialoghi e nuove esperienze. Ma è evidente che così non potrà mai essere in uno stato di diritto e di regole democratiche, dove lo Stato ha un preminente compito di tutelarsi, se è vero che esso è costituito da persone piuttosto che da soggetti metafisici.
Per analogia di supposti, chi esercita l'azione esecutiva, non può permettersi di arrogare a sé pure l'azione di giustizia, e manco indicarle la direzione morale se di leggi si discute anziché di simposi teologici. L'azione di giustizia deve essere giusta, ma non può necessariamente corrispondente alle aspettative popolari, giacché il popolo non emette condanne o assoluzioni in sedi legali.
Chi ha l'onere delle leggi legiferi, e chi ha l'onere della giustizia giudichi, il popolo sovrintenda con il potere del consenso o con quello del dissenso.
Questa è democrazia!

domenica 26 luglio 2009

La tomba dell'informazione


Oramai i vettori classici dell'informazione stanno perdendo spazio, superati dai nuovi meccanismi di trasmissione che passano per la rete ed i cellulari. Sono le nuove aree di aggregazione, ed in queste ogni sito ofre un rilancio (link) o una finestra dedicata all'informazione.
A premessa, considero il sovrafollamento di news pressante ed invadente nei confronti dell'utente. Se è vero che diventa sempre più difficile conoscere il nome del nuovo vicino di casa, appare strano che poi diventiamo voraci consumatori di notizie che ci portano a sapere cosa ha mangiato a cena il Ministro Coreano oppure le varianti dell'indice della Borsa di New York (in un mondo di precari!).
Uso di proposito la parola "voraci", perchè l'informazione è diventata simile ad un alimento, viene confezionata su misura per persone golose, con colori attraenti e scatole lucicanti, venduta in tutte le piazze della rete e della telefonia mobile.
Essere informati non è più un'occasione di accedere alla conoscenza delle storie dei popoli e delle terre, ma è una esigenza di conoscere per commentare, un modo per dire io partecipo all'evento, benchè ignaro del contesto socio-politico-culturale che lo ha determinato. In sintesi conosciamo il numero delle vittime del conflitto in SRI LANKA ma non abbiamo idea di dove questo stato sia collocato, e la cosa non ci interessa minimanente!!
Sintomatico e deplorevole il fatto che le notizie siano commentate e votate, ogni testata giornalistica giornalmente redige la classifica delle notizie più gradite, e conserva i commenti di piazza offerti dalla gente, spesso delle sintesi di stupidità, banalità e disinformazione.
Il mestiere di giornalista dovrebbe essere ben diverso di quella persona che scarica le notizie dalle grosse agenzie, sulla base del gradimento dei suoi lettori e del suo datore di lavoro, così da meritare a fine giornata un bel "primo in classifica" per il giudizio dei voraci consumatori di spazzatura.
Le notizie non vengono più verificate, sono date in pasto alle masse senza certificazione. Le opinioni diventano notizie, con il geniale racconto in terza persona, distante dallo scrittore e dal lettore. Osservate in quanti articoli il giornalista si espone parlando in prima persona (ho visto ... ho sentito... ho letto...), quasi nessuno.
E gli utenti, affetti da bulimia cronica, in cerca di continue giustificazioni alla propria noia e frustrazioni, ingorgitano pagine su pagine di fesserie e strafalcioni giornalistici.
Leggete con distacco le notizie, leggete più testate e su diversi ambienti (carta stampata, libri, rete, radio etc.), ragionate sulla base delle vostre considerazioni, possibilmente verificando con approfondimenti su luoghi e genti. Solo così si potrà partecipare senza essere banali.

venerdì 12 giugno 2009

Libertà




Forse assieme ad amore è la parola più usata ed abusata dall'essere umano. E tra l'altro sono tante le affinità e le linee convergenti fra i due termini.
Libertà è piena di significati e falsificazioni prontamente disponibili, proprio come la parola verità. E con quest'ultima condivide le gioie e gli amari riscontri legati all'uso ed allo spergiuro che, nel proprio nome, si compie quotidianamente.
Libertà è il raggiungimento di quei fondamenti di autodeterminazione, intellettuale e fisica, in cui il pensiero non è fine al nulla ma produce emozioni condivisibili con altri simili, quindi libertà è occasione di confronto e crescita.
Quale è il limite della libertà? Ai bambini si insegna da subito che il limite è semplicemente la libertà altrui. Ma detta regola è immediatamente applicabile nel confronto a due, poiché sono visibili gli scantonamenti e gli abusi. Più difficile è stabilire il limite di libertà applicato ai gruppi di persone, peraltro non omogenei per questioni etniche, culturali, per possibilità di movimento e pensiero. Proprio in questi casi le regole della libertà vanno stabilite, validate e quindi certificate.
Ma proprio la creazione di queste regole è la prima negazione del principio di libertà in senso assoluto. Se poi si pensa che stabilire le regole comporta assumere il ruolo di Autorità, allora la libertà è da considerare indotta!
Può quindi l'uomo vivere senza regole? Sicuramente si, ma in una condizione sociale di probabile fallimento, per il semplice fatto che è difficile pensare all'uomo come entità autosufficiente. E' oggi difficile immaginare una vita primitiva in cui uno mangia l'altro, se non si vuole racchiudere la libertà in necessità.
Ne consegue che l'uomo è un essere sociale, vive in branco ed ha poche possibilità da solitario, per cui convive applicando delle regole di convivenza che stabilisce ed aggiorna per il principio di difetto ed approssimazione. Esiste la libertà, ma la stessa è ridimensionabile ad un concetto di “opinione predominante”, proprio come le rudimentali definizioni di verità.
Sono quindi quei meccanismi di equilibrio e di compensazione che rendono una società integra ed integrata. Se l'uomo cominciasse a non porsi più alla ricerca della libertà, forse sarebbe già sulla buona strada per raggiungerla. Questa è una pura provocazione, ma non certo una follia se si pensa che tutte le barbarie umane sono state commesse in nome della libertà.
Quindi è partendo dall'accettazione delle “strutture” che bisogna necessariamente gestire il nostro excursus sul concetto di libertà. In seno ad esse occorre concepire due principi basilari che sono l'autodeterminazione e la coscienza del gruppo. Quest'ultima necessita il bisogno di accettare la propria identità di struttura con spirito evolutivo. La struttura deve essere luogo di coesione piuttosto che autarchia.
Credo che la massima rappresentazione del concetto espresso sia attribuibile al simbolo del taoismo, in cui due forze estreme ed opposte, dove due è il numero minimo necessario di un gruppo, convergono in un unico progetto. Il bene ed il male si avvolgono e l'uno si delimita sul confine dell'altro, creando un cerchio quale figura di perfezione ed armonia. Ma sorprende di più che ognuno di essi ha all'interno il seme dell'altro. Gli opposti possono convivere, anzi ognuno vive in funzione dell'altro.
Così è anche il libero pensiero, che si muove senza confini e senza obiettivi, se non quello di sfidare quanto finora conosciuto. Nella rete il pensiero libero si annida nei forum, nei blog etc., così come fino a qualche anno fa si trovava nelle fanzine e nei cartelloni. Prima si diffondeva nei circoli culturali e prima ancora nelle piazze delle città. I forum della rete sono le nuove piazze dove ci si confronta e avviene quella fondamentale trasmissione orizzontale di conoscenza.
Nelle nuove piazze sussistono ovviamente i pericoli, quali la diffusione incontrollata di banalità ed opinioni che passano quindi per notizie attendibili, ma è un limite a cui si deve combattere con la conoscenza, non con la censura.
Che dire poi dei paradossi, pensando a tutte le varie congregazioni di persone, nate con etichette tipicamente consumistiche e post-moderne come i vari “No Global”, Centri e Comitati Sociali etc., i quali convivono in strutture rigide per rivendicare anarchia.
Ecco una altro esempio moderno del concetto di libertà: la free philosophy. Nata in risposta all'assolutismo delle grandi case produttrici di software, genera i progetti di free software in cui i codici di programmazione sono liberamente accessibili (open source) per tutti quelli che hanno le capacità di comprenderli e migliorarli. Quindi non esistono più le caste di creatori di idee e di utilizzatori finali, ma nuovamente i due estremi si uniscono e ognuno interagisce con l'altro.
Che dire dello straordinario progetto commerciale di APPLE negli anni novanta, quando realizzò la linea di computer con il telaio in plastica trasparente. Tutto è lì, visibile, la macchina che si spoglia di fonte all'uomo!
Il pensiero libero deve viaggiare su vettori liberi, evitando tutte quelle forme di criptazione e blindatura tipiche delle forme di comunicazione settiana ed assolutista.
Se dovessi descrivere una società moderna, che viaggia verso il futuro ben consapevole del proprio presente e passato, immagino un gruppo di persone disposte ad accettare la rielaborazione dei testi di tutte le Sacre scritture in versione Open Source.

martedì 12 maggio 2009

discorsi brevi

Qualche giorno fa, un discorso domestico verteva sulla convenienza del rispetto delle regole, sul voler sempre stare dalla parte del giusto (normalmente un'azione utile a se stessi ma in nessun caso limitativa di diritti e libertà altrui se non nel rispetto delle noromali regole civili) e affrontare la vita stessa con un continuo senso di "giustizia". La chiaccherata era mirata a stabilire se essere sempre "corretti" con gli altri ha una sua finalità benevola e conveniente, giacché spesso si è sorpassati dalle ingiustizie o dai furbi, nei tempi e con i metodi più disparati.
Stante la legge naturale della selezione della specie, visto che tale fenomenologia tipica umana (gli animali hanno sempre scopi più profondi di alimentazione o controllo del territorio) ha sovente una gratuicità spiazzante in quanto la deplorevole azione è spesso mirata ad acquisire emozioni secondarie (prestigio, denaro, potere etc.), sembrerebbe di assistere all'avanzata del popolo degli sciacalli. Questa è una visione estrema, in cui l'uomo sovverte se stesso, come spesso ho già detto nel mio blog.
Ma il profondo rispetto che nutro per la figura umana, che nasce integra ma talvolta si corrompe nel branco, mi porta comunque a non accettare che l'uomo sia totalmente portato all'autodistruzione, oltremodo le sue doti intellettive e di adattamento ne fanno un essere dalle infinite possibilità di creare anche del bene, e molti sono gli uomini che fanno quotidianamente del bene verso gli altri.
Concludo citando un detto che ho sentito nella tradizione buddista, che invita a gettare petali di rose per la terra che si calpestra se si vuole percorrere la strada della felicità.
Ed anche quanto recita Paulo Cohelio, quando invita a fare continui "versamenti" nella banca delle buone azioni, nella convizione che gli stessi siano prima o poi verranno restituiti, e comunque l'aver aiutato qualcuno abbisognevole è già un premio.

domenica 3 maggio 2009

io sono


Sono sempre stato troppo timido ed impacciato, fin da piccolo.
L'educazione troppo restrittiva, il dover sempre rinunciare al gioco quando ci si stava per sporcare, le brusche interruzioni delle battaglie tra bambini per strada quando era ora del riposo, il non dover mai esagerare in nulla!
Questo sarà servito a proteggermi dalle cattive amicizie e ad insegnarmi a essere un "bambino educato", ma mi ha anche lasciato impreparato e vuoto di fronte a quelle esperienze forti e traumatiche della crescita, assorbivo come una spugna senza mai perdere una goccia di emozioni, belle o brutte.
Da piccolo tutto funzionava bene, ma crescendo e interagendo con altre persone sono emersi tutti i limiti della mia scarsa esperienza.
Gli amici erano una parentesi fra la mia solitudine, scrivevo storie di fantasia e ne creavo colori e volti, ma mai ho avuto qualcuno a cui raccontarle.
E così sono sempre stato uno che non salta l'ostacolo, mi fermo prima nonostante tutti i miei sforzi, tutt'ora se vedo l'ostacolo ho l'istinto di non saltare.
Nell'adolescenza ho cambiato varie amicizie, sostituivo gli amici quando mi deludevano, mi sganciavano loro quando ero io a deludere, ma di fatto non ho nessun ricordo di un amico che mi avrebbe teso la mano se fosse servito.
Ed io ho una mia responsabilità a riguardo, perchè a me continuava a mancare sempre l'ultimo metro, il famoso centesimo cancello della barzelletta, nel coltivare fino in fondo un'amicizia con altri.
Quando ero piccolo avevo un angolo segreto, nel sottoscala di casa mia, dove scappavo, piangevo, sognavo, volavo su ali di carta.
Gli anni sono passati, tanta è stata la fortuna e molti gli ostacoli che alla fine ho saltato, e con successo. Ho sviluppato un carattere forte e deciso, ma sento che dietro ancora c'è il bambino del sottoscala.
Ora da adulto, cerco di vivere con spirito di fratellanza e giustizia, verso gli altri e me stesso. Cavalco i miei ideali con convinzione, il che mi da spesso problemi in un mondo dove l'ipocrisia è soppravivenza. Ammetto quando sbaglio, cercando di farne tesoro come qualsiasi persona intelligente.
Credo di avere una buon idea di chi sono e cosa voglio, dei miei pregi e diffetti, ma continuo a non avere qualcuno a cui poterli raccontare.

mercoledì 8 aprile 2009

Tra corpo e mente


Esistono le persone ed i pensieri, semplici e complessi questi ultimi che occupano lo spazio di un discorso oppure rieccheggiano nell'infinito.
Le persone hanno una comparsa breve, sanno di temporaneo e contingente.
I pensieri sono eterni, passano di persona in persona, appaiono e scompaiono nell'etere della storia, escono dalla bocca di grandi scenziati come di normali cittadini, sanno di innovativo oppure di classico, talvolta di rivoluzionario.
Le basi dei grandi ragionamenti hanno solide e profonde radici di cui l'uomo può solo intuire le regole e, come la storia narra, nascono da grandi studi come da semplici intuizioni.
L'uomo non sempre è artefice dei propri pensieri, ed il pensiero non sempre è artefice della sua libertà.
Il caos regola gran parte della vita, ma l'uomo è troppo impegnato a compiacersi o commiserarsi per poterlo osservare.

giovedì 26 febbraio 2009

La ripresa





Oggi, dopo un fermo tecnico di quasi un mese, dovuto a famigerati problemi di bandelleta infiammata (i runners ben conosceranno) ed un leggero transito nell'influenza di stagione, ho ripreso timido ed impacciato a correre.
Prima una buona preparazione con riscaldamento ed allungamento dei tendini, e poi finalmente le mie Mizuno hanno fatto i primi passi nell'asfalto, e le gambe si riappropriavano di quella libertà per troppo tempo repressa. Il fiato mi ha seguito pian piano ed il ritmo è proceduto costante, in quest'armonia uomo-sforzo-ambiente, che ha fatto di me un uccello che si librava nell'aria.
La corsa è durata anche poco, circa venti minuti, poi seguiti da una bella passeggiata a passo spedito di almeno mezz'ora. In effetti ho fatto un giro di prova piuttosto che una corsa vera, domani percorrerò un pò più di strada, dopodomani andrò più veloce, e così ancora.
L'attività potrà sembrare banale, ma la sensazione è la cosa che vorrei descrivere, il ripetere un'esperienza familiare in uno stato di totale appagamento, in cui tutto è armonia.
Correre mi provoca uno stato di straordinario benessere, con lo sguardo in avanti verso la strada da percorrere, le scarpe poggiate alla nuda terra e la testa protesa verso il cielo.
Nessuno sopra di me e nessuno sotto, correndo ho chiuso immaginariamente il mio cerchio.