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lunedì 15 settembre 2014

Presa diretta - la gramigna di RAI TRE



L'erba del vicino sarà pure più buona, così come l'erba sarà dura da estirpare se è gramigna, così come se è marijuana sarà più buona quanto più è sballone il pusher. Ed ovviamente con i luoghi comuni ci si campa e si parla per ore. Il problema è quando i luoghi comuni alimentano una discussione seria, che affronta in modo giornalistico un tema quale la tossicodipendenza dei giovani (ed i non più) italiani.
Ieri 14 settembre Presa Diretta, il programma di inchiesta curato da RAI TRE si è occupato proprio dell'erba del vicino, facendo un'ottima inchiesta sulla presenza e diffusione delle varie e più consumate droghe nel mercato italiano attuale. L'impostazione tipicamente sensazionalistica ha catalizzato l'attenzione del pubblico nella prima parte del programma, imprimendo con un sonoro schiaffo mediatico la realtà di un'assuefazione dei giovani (dalla fascia protetta dei dodicenni fino ai mammoni over quaranta) alle varie erbe da fumo, alle pasticche e polveri di amfetamine e chetamina, cannabinoidi ed eroine di varie specie, con corollario dei metodi di assunzione più variegati.
Insomma quello che ogni genitore dovrebbe sapere e non vuole vedere, quello che è tabù per ogni operatore scolastico e politico, se si escludono quegli sfrontati fuori dal coro degli ipocriti.
E fin qui tutto va bene, se non fosse per lo schifo che è negli occhi di tutti, e così fino a quando si arriva al solito risvolto politico che denota tutta la produzione della ROSSA RAI TRE.
Cosa fanno i politici italiani per scongiurare una ulteriore degrado, o meglio per anestetizzare questa situazione? Ovviamente non si parla dei politici attuali, mai sia che vi sia un minimo riferimento alle politiche sulla droga (ma ce ne sono?).
Tutto il marcio viene ovviamente addossato alla famigerata FINI GIOVANARDI, che ha cercato di contrastare il problema inasprendo il reato di detenzione di stupefacenti, consentendo agli operatori di giustizia l'arresto anche per le dosi minime. La legge forse non era perfetta, ma siamo sicuri che la depenalizzazione sia la soluzione perfetta? Certo che sì, basta andare a controllare l'esempio del Portogallo, dove appare - secondo il giornalista - un mondo perfetto, nessuno va in carcere, anzi vengono gli operatori e ti regalano il kit del piccolo tossico per darti una mano.
Ecco il mondo migliore, applicabile ovviamente anche a mignotte ed omosessuali nel perfetto stile liberista delle sinistre italiane, anarchico con se stesse e fascista con gli altri.
Ma siamo sempre nel campo dei teoremi, e quindi libera voce in libero stato.
Il problema è strettamente collegato a come si imposta una comunicazione di tipo talebano in un programma diffuso, come si reindirizza un problema universale come la tossicomania (ed anche la deriva delle nuove generazioni, l'incapacità degli operatori sociali, l'incompetenza di educatori e di garanti di una giusta giustizia a sostenere il peso di questo problema) su una legge certamente non perfetta e probabilmente facinorosa come la FINI GIOVANARDI.
Come mai non si è parlato di cosa c'era prima e di cosa è arrivato dopo?
Ma poi offende anche la richiesta spudorata di introdurre la depenalizzazione del reato di consumo, detenzione e spaccio, dopo avere fatto un casino incredibile per l'avvenuta depenalizzazione dei reati fiscali. E' giusto finire in carcere per una fattura omessa, ma si è liberi di farsi di eroina con i relativi costi erariali per il recupero oppure andare a vendere amfetamine nelle scuole media.
Ma allora quale accidenti è la regola da seguire, carcere per i reati che non mi piacciono e caramelle per i reati che mi piacciono?
Quale è la credibilità di uno stato che sforna continuamente leggi che si accavallano e contraddicono, e quale è la cura per chi contravviene alle regole stabilite se il tutto può essere sempre addossato ai fenomeni di deriva e costume, e mai e poi mai emerge la responsabilità individuale.