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il mio blog è come la mia casa, chi vi entra sa di poter trovare accoglienza e conforto, ma con la spada vigile che protegge dal male.

giovedì 31 marzo 2011

Draquila - L'Italia che trema

Ieri notte, dopo la visone di un film in prima serata, mentre facevo un zapping pre-nanna, mi sono imbattuto nel film cult di qualche mese fa: "Draquila - L'Italia che trema".
Nonostante la stanchezza, ho subito una irrefrenabile curiosità di vedere questo film che tanto ha fatto discutere, con i soli partiti italiani del pro e del contro, giusto per capacitarmi do cosa finora mi ero perso, altrimenti di cosa avrei perso vedendolo.
Con attenzione ho cercato di analizzare le immagini, i suoni, le parole ed i contesti per capire come questo film denuncia avesse così tremendamente morso il potere costituito.
Non voglio perdere tempo a fare la cronistoria del cine documentario, se non commentando il fatto che mi ha rattristato osservare che in mezzo a tutto il casino di una zona sottoposta a crisi da terremoto si aggirasse una (ma forse delle tante) troupe cinematografica con il compito, manco fossero quelli del CSI, di scovare qualcosa da criticare, da immortalare nel suo "momento di non essere" da utilizzare per fini facinorosi.
In tutto il film non ho visto i protagonisti prodigarsi per sostenere la popolazione locale, scavare la terra o preparere un pranzo, portare acqua alle tende o passare il disinfettante su un ferito, lei ha solo rotto .... insistentemente a quelli che al momento rappresentavano "il potere".
Il risultato, a parere mio ovviamente e mi si consenta questo, è stato un banalissimo film con effetto soporifero scopiazzato dai format più noti del film denuncia già affermati negli States, e quindi di poca originalità. Mi ha deluso la pochezza culturale della denuncia, la proposta oscena di opinioni chiaramente preconcette ed anti-premier a prescindere, per le quali qualsiasi cosa fosse stata documentata, senza analizzare causa e contesto, dovesse essere chiaramente finalizzata a distruggere il personaggio Berlusconi.
Ora, pur ritenendomi libero pensatore e quindi amante delle opinioni altrui, pur prendendo atto del lavoro fatto che comunque ha voluto comunicare qualcosa, fosse anche la sua incapacità di fare al momento di meglio, non posso tollerare che il mondo accademico si scomponga o abbia solo da perdere un minuto su un film di una stupidaggine colossale come questo.
Posso capire un passaggio su You Tube, oppure nei circoli serali estivi in proiezione retrospettiva o amarcord, ma nulla di più che lo possa inserire in un ambiente "tecnico".
Ma poi aggiungo, avando fatto mente locale a quanto letto elle pagine della cronaca di qualche giorno fa si parlava di una serie di truffe in cui sono stati coinvolti, quali vittime, alcuni noti personaggi del mondo dello spettacolo.
Si dice al mio paese che mai si deve ridere dei carri rovesciati, ma ciò non vieta di rifletterci sopra con pacatezza.
Così brava a buttare fango su altre persone, sarebbe in grado di assolvere il compito di dirigere una grossa azienda oppure di un ente pubblico con la garanzia che il tutto funzionerà perfettamente, senza mai commettere errori?
Non voglio certo immaginare a cosa saremo esposti se fosse stata qualche solita persona facinorosa e brava ad alimentare la campagna del fango a gestire la ricostruzione dell'Abruzzo, oppure avesse avuto un ruolo di vertice al posto del maligno Bertolaso!

mercoledì 30 marzo 2011

L'affare del fotovoltaico



Come nella migliore tradizione, l'Italia segue il trend mondiale di adattamento alle energie alternative ed ai nuovi meccanismi di produzione di energia elettrica. I principali governi del pianeta stanno finanziando, con cospicue somme, la produzione di energia da introdurre nelle reti nazionali tramite gli impianti fotovoltaici di uso residenziale e/o più tipicamente speculativo creato da aziende costituite ad hoc per attivare grossi impianti di trasformazione.

Vista così sembra la soluzione perfetta per transitare al recupero di energia già presente in natura (il sole) e convertirla in energia impiegabile per le esigenze più tipicamente consumistiche (energia elettrica introdotta in rete).

A premessa di tutto, andiamo a vedere di cosa si compone questa magica fonte alternativa di energia che salverà il mondo. Le parti principali costituenti l'impianto di produzione fotovoltaico sono tre:

PANNELLI: constano di elementi da sistemare su tetti o strutture, orientati per avere la massima illuminazione solare. Hanno celle solari, che sono in giro da molto tempo, e per la maggior parte hanno sempre operato allo stesso modo di base. In breve, una cella fotovoltaica è semplicemente un dispositivo che converte la luce solare in corrente elettrica utilizzabile attraverso un processo noto come effetto fotovoltaico. La prima cella solare fotovoltaica è stata costruita oltre 120 anni fa, fatta di selenio e oro, e fu solo l'1% di efficienza rispetto alla tecnologia del momento. La teoria che sta dietro il fotovoltaico è relativamente semplice. Le cellule sono fatte di semiconduttori come il silicio, rivestito in vetro, messo in luce diretta del sole. Come i raggi del sole colpiscono la cella, i fotoni della luce del sole sono assorbiti dal materiale semiconduttore (in genere sono utilizzati due tipi di materiali). Le celle fotovoltaiche sono costruite per incanalare e dirigere il flusso di questi elettroni, e come si muovono creano un campo elettrico a causa dello squilibrio di carica su entrambi i lati dei materiali semiconduttori.

INVERTER: L’ inverter è un dispositivo che si applica ad un impianto fotovoltaico con lo scopo di trasformare la corrente continua, captata da una serie di celle di silicio collegati in serie all’interno del pannello solare o modulo fotovoltaico, in corrente alternata più adatta all’uso domestico.

COLLEGAMENTI ALLA RETE: un groviglio di cavi e connettori, un contatore di corrente elettrica, abbastanza banali e realizzabili anche con materiali di tipo hobbistico.

I prezzi di questi prodotti hanno mantenuto dei costi elevati, nonostante la tecnologia di base sia vecchia e la produzione su scala industriale di pannelli fotovoltaici inizi tra gli anni 60/70. La poche modifiche funzionali hanno riguardato la tecnologia dei rivestimenti dei pannelli, la resa aerodinamica e il design dei componenti. Il resto è aria fritta non certo definibile quale recente scoperta, se si escludono dettagli di produzione o installazione (tasselli, cavi, vernici etc.).

Fortunatamente dal 2009 in alcune parti del mondo i prezzi hanno subito un considerevole abbassamento, dovuto alle regole di mercato ed alla saturazione dei prodotti in vendita.

In Italia, netto alla mano, un impianto di tipo residenziale viene oggi a costare almeno 6000 euro a kw, il che comporta un costo per un impianto tipo di almeno 16/18000 euro. Viene subito da valutare se i componenti sopra descritti possano realmente valere questa valanga di soldi.

La parte conveniente (a detta dei produttori) è che la gran parte di questi soldi vengono finanziati dallo Stato. Quindi questi impianti sono gratis? Col cavolo dico io, lo Stato siamo noi e il suo bilancio lo facciamo noi con le tasse versate continuamente.

Ma no, dicono loro, non sono soldi italiani, sono fondi stanziati dalla comunità Europea. Dico io, e sti'cazzi, siamo al solito punto, ma noi quanto paghiamo per starci dentro, mica è gratis. Quei fondi vengono presi agli stessi stati a cui vengono ridati, non è mica che esiste uno alla C.E. che firma assegni di milioni di euro a cazzo di cane senza che vi sia la copertura, o sbaglio?

Ancora, ma siamo costretti a fare questo altrimenti paghiamo le multe della C.E. - quindi per non pagare multe sperperiamo i soldi?

Ma in Italia siamo come al solito più subdoli, siamo un gradino oltre gli altri stati. Non solo mettiamo in commercio impianti che costano tanti più soldi del loro reale valore, non solo finanziamo il tutto con soldi pubblici che finiscono ai grossi produttori e ai commercianti del settore energetico, noi arriviamo oltre. Ci mettiamo di mezzo le banche e poi costruiamo il GSE.

E chi è sto GSE? La sua missione è questa qua sotto:

Il Gestore dei Servizi Energetici- GSE S.p.a ha un ruolo centrale nella promozione, nell'incentivazione e nello sviluppo delle fonti rinnovabili in Italia. Azionista unico del GSE è il Ministero dell'Economia e delle Finanze che esercita i diritti dell'azionista con il Ministero dello Sviluppo Economico. Il GSE è capogruppo delle società controllate AU (Acquirente Unico S.p.a.), GME (Gestore dei Mercati Energetici S.p.a.) e RSE (Ricerca sul Sistema Energetico S.p.a.)

Che il cittadino non si senta abbandonato in questa fase di emancipazione energetica, a dargli una mano arriva il GSE!

Arrivo al dunque, se no fra poco già state con il mouse su blog successivo.

Ad oggi un cittadino vuole avere in casa un impianto fotovoltaico, lo paga tanti soldi (pubblici) e produce energia elettrica che non può utilizzare, in quanto la stessa viene subito immessa nella rete nazionale. Ma allora a che cosa serve?

Non puoi mica sotituirti alle grosse aziende e diventare imprenditore, avrai però dei guadagni derivanti dal pagare la sola quota data dall'energia consumata meno l'energia prodotta. Certamente poca roba rispetto al potenziale produttivo che hai sul tetto, e poi mentre a te la pagano 10 te la rivendono a 50. Direte ma chi se ne frega, meglio di nulla visto che tanto i soldi mica gli ho messi io.

Errore, innanzi tutti vi ricordo che se siete onesti avrete certamente pagato le tasse, secondo non ho ancora parlati del meccanismo del finanziamento.

Ovvero l'impianto di fatto lo paghi te, firmi un contratto con il venditore e per sostenerne il costo accendi un mutuo bancario con una “banca convenzionata” che ti dà i soldi, che tu subito dopo cedi al venditore, e tu comodamente ci metti il culo tenendoti un mutuo ventennale che devi estinguere con i soldi che il GSE ti restituirà nel corso degli anni. Ed inoltre devi fare un conto corrente bancario dedicato per la traciabilità delle operazioni.

E se per caso il GSE fallisce? E se lo Stato da bancarotta? E se i soldi europei spariscono? CAZZI TUOI!!! Voglio credere che avranno sicuramente previsto anche una formula assicurativa magari con una qualche compagnia con sede legale alle Caimans.

Ma perché non rendere tutto più semplice: si danno i soldi ai cittadini, che installano impianti fotovoltaici nella propria abitazione a costi contenuti, e così fanno lavorare produttori ed installatori, con il principio della libera concorrenza per calmierare i prezzi. Ognuno sfrutta la propria corrente prodotta e vende a prezzo di mercato quella in esubero alla rete nazionale, di modo che il costo della bolletta venga quasi a scomparire. Praticamente ogni abitazione diventa autosufficiente e noi con dobbiamo comprare tanta energia dall'estero, non serviranno centrali nucleari, avremmo famiglie più ricche a fine mese, il pianeta sarà meno inquinato con meno buchi dell'ozono e meno smog.

E Banche, ENEL, GSE? ....!

Insomma ad oggi si muovono tanti soldi, tante aziende guadagno enormi capitali, ed il povero cittadino che fa? Semplice: il fideiussore!!!

domenica 20 marzo 2011

Guerra alla Libia

Dopo l'intervento militare internazionale contro la Libia, stavo per scrivere un post su quanto vedevo e che nessun cronista ancora aveva scritto. Premetto che condanno totalmente la figura di Gheddafi, ma devo comunque considerare che questo intervento di guerra, che vede impegnati da un lato un neo-premio Nobel per la pace (Obama) e dall'altro uno stato con ancora troppe ombre sul cielo di Ustica (Francia), mi lascia alquanto perplesso.
Al centro
la nostra politica estera degli ultimi anni (e governi) che ha visto grossi stanziamenti di soldi e superamenti di sbarramenti storici e culturali nel nome del futuro comune, a che ha dato indiscutibili favorevoli risultati economico-politici.
E adesso come al solito ci troviamo a dover digerire un grosso boccone controvoglia, che rischia pure di andare di traverso!


Leggendo l'intervento di Vittorio Sgarbi sul Giornale ho trovato nelle sue parole quanto volevo scrivere, e pertanto lo pubblico volentieri e rimando al link originale dell'autore dell'opera e della testata giornalistica:
http://www.ilgiornale.it/esteri/il_commento_io_dico_che_questo__e_conflitto_sbagliato/20-03-2011/articolo-id=512658-page=0-comments=1

Illustre Presidente ritengo mio dovere scrivere oggi, per futura me­moria, il mio pensiero sulla vicen­da libica. Non c’è nessuna buona ra­gione per aderire alla posizione dei volenterosi accettando la risoluzio­ne Onu e seguendo la Nato e gli americani. Obama è ancora una volta, come Bush e Clinton, pronto a un’azione militare. In molti Stati della civile America c’è ancora la pe­na di morte. L’illuminismo si è fer­mato. Ciò che era chiaro a Cesare Beccaria e ad Alessandro Manzoni non è stato completamente com­preso dalla democrazia america­na. Lo Stato che uccide non risarci­sce il torto subito. Impone la sua for­za con lo stesso arbitrio del crimina­le.


Nessuno può disporre della vita di un altro. Perché dovendo distinguere gli italiani dagli americani, risalgo a po­sizioni così lontane? Perché è evi­dente che la retorica con cui si fa ri­ferimento alle inermi e indifese po­polazioni civili sotto l’attacco mili­ta­re di Gheddafi esclude che lo stes­so comportamento, con analoghi ri­schi, possa essere assunto con la no­bile motivazione di difendere il po­polo libico. Non parlo per questio­ni di principio. Mi riferisco alle tan­te azioni, in particolare in Irak, che hanno reso odiosi gli americani per­ché le loro bombe contro il dittato­re hanno, non raramente, colpito ci­vili. Il delirio guerrafondaio di Sarkozy oggi, e il rigore di Obama minacciano identici rischi. Si può bombardare senza uccidere, an­che con le migliori intenzioni. Bom­bardare anche senza milizie di ter­ra, cui almeno si risparmia la vita (quanti italiani sono morti nelle missioni di pace?) vuol dire essere inguerra.

E non c’è nessuna buona ragione di concedere ad americani e francesi le nostre basi di Gioia del Colle, Trapani, Sigonella. Malta che, con noi è il Paese più vicino e più a rischio, non consentirà l’uso delle basi.Perché l’Italia sì?Sarà op­portuno ricordare che già la Libia ha sopportato un lunghissimo em­bargo e già si era imposta dall’Onu una no fly zone . Ecco perché scrivo ora. Quell’embargo,quella no fly zone io li violai nel 1998 con una impresa temeraria che ful’iniziodello scon­gelamento dei rapporti fra l’Italia e la Libia prima con Prodi e Dini, poi con D’Alema, poi con Berlusconi e ancora con Prodi e con Berlusconi. Tutto il mondo ha assistito a questa evoluzione che ha interessato an­che Francia, Inghilterra e persino l’America. Gheddafi, sempre lo stesso, era diventato buono? No.

Si era preso atto di una situazione con­solidata e della necessità di trovare un alleato sicuro contro gli sbarchi di clandestini che interessano pre­valentemente se non esclusivamen­te l’Italia, non l’America. Anche in questo diverso. Perché allora oggi scoprire che Gheddafi non è un leader democra­tico? Non lo è mai stato. Come non è una insurrezione di popolo, per un risorgimento (come si illude non so quanto credendoci Napoli­tano), la rivolta delle città libiche contro Gheddafi. Si tratta come san­no gli osservatori più informati di una guerra fra tribù in un complica­t­issimo sistema che muove interes­si del tutto estranei a quelli del po­polo. Se Gheddafi cade non sarà una democrazia a determinare il nuovo potere ma un intreccio di al­leanze di famiglie che prenderan­no il potere contro il popolo stabi­lendo un altro regime.
Voglio ricor­dare che quando andai la prima vol­ta inLibia prima di violare l’embar­go con un lunghissimo ed estenuan­te viaggio, prima ancora di mostra­re a me e alla mia delegazione i su­blimi siti archeologici di Leptis Ma­gna, di Sabratha, di Cirene, Ghedda­fi ci indirizzò come a un santuario al «museo» cui più teneva: la sua ca­sa bombardata dagli americani, mi pare nel 1987, per tentare di cacciar­lo come vogliono fare ora. Non ci riuscirono, come si è visto. Ma in quella casa morì, con altri libici, an­che la figlia di Gheddafi. La morte di un soldato in guerra è tragica, ma è nelle cose; la morte di un cittadino inerme o di un bambi­no, non è accettabile. Bombardare equivale a un atto di terrorismo: è colpire alla cieca, colpire chi non si può difendere e colpire chi è inno­cente. Far pagare ai cittadini, come con le limitazioni derivate dagli em­barghi, le colpe del dittatore.

Se tale era, come fu a partire dal suo colpo di Stato, e come è, non bisognava in nessun momento scendere a patti con lui.L’abbiamo ricevuto,onora­to. È stato visitato e ossequiato, da D’Alema come da Berlusconi.Oggi noi, che siamo i più esposti, non ci possiamo permettere di voltargli le spalle riconoscendolo improvvisa­mente come criminale di guerra, quale era già stato, per esempio, con il caso Lockerbie. Dopo Gheddafi non c’è la demo­crazia, c’è la deriva come in Soma­lia. Ci saranno altri colonnelli. E le nostre coste sempre più indifese. Ma soprattutto, concedendo le ba­si, saremmo complici di tutte le morti inevitabilmente causate dai bombardamenti. Per difendere i li­bici da Gheddafi, diventeremmo come lui.

Potrà così avvenire che lui si salvi e che noi uccidiamo inno­centi, esattamente quello che si at­tribuisce alla sua azione militare in casa. Per eliminare Gheddafi, usan­do le stesse armi (di aria, certo, non di terra!) diventeremo come Ghed­dafi. L’unica strada resta dichiarare come la Germania e Malta la non belligeranza e lasciare a francesi e americani la decisione di un altro scellerato attacco in nome della de­mocrazia e della libertà (la loro, non quella del popolo libico).