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lunedì 7 dicembre 2009

La cura



Cardini della libertà sono il confronto e la condivisione. In una società civile, come già detto nel mio blog, il necessario ricorso alle regole in antitesi all'anarchia, limita i forti e tutela i deboli. La democrazia applicata di una società in cui lo stato è sovrano di se stesso, passa per la suddivisione di quei "poteri" ritenuti basilari di una struttura, quella necessaria ripartizione tra il legislativo, l'esecutivo ed il giudiziario.
Non capisco perché da alcune parti, la magistratura necessita di una sovversiva necessità di condizionare ed affiancare chi ha il compito di stabilire le norme, mentre de facto ha il compito di curarne la rigorosa applicazione garantendo una giusta ed eguale azione di giustizia.
Una azione in cui la bilancia viene mossa dalla sola interpretazione di fatti passanti per colpe ed attenuanti, senza morali e preconcetti, in cui la condanna o l'assoluzione sono atti scientificamente spiegabili e ripetibili.
Lo scavalcamento è pericoloso ed oltraggioso. E' una casta che rivendica qualche divina concessione, o qualche mero funzionario governativo prestato all'arte in un momentaneo complesso di sublimazione?
Se dovessimo essere tutti giudicati da questi filosofi del diritto, tribunali e carceri passerebbero per nuove Accademie di Mistrà di platonica concezione, dove il danno verso la società non si paga ma si assorbe in dialoghi e nuove esperienze. Ma è evidente che così non potrà mai essere in uno stato di diritto e di regole democratiche, dove lo Stato ha un preminente compito di tutelarsi, se è vero che esso è costituito da persone piuttosto che da soggetti metafisici.
Per analogia di supposti, chi esercita l'azione esecutiva, non può permettersi di arrogare a sé pure l'azione di giustizia, e manco indicarle la direzione morale se di leggi si discute anziché di simposi teologici. L'azione di giustizia deve essere giusta, ma non può necessariamente corrispondente alle aspettative popolari, giacché il popolo non emette condanne o assoluzioni in sedi legali.
Chi ha l'onere delle leggi legiferi, e chi ha l'onere della giustizia giudichi, il popolo sovrintenda con il potere del consenso o con quello del dissenso.
Questa è democrazia!

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