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venerdì 14 gennaio 2011

Oggi in cronaca

Mentre ero sotto seduta dal fisioterapista per cercare di dare sollievo alla mia fascite plantare (solita sfiga!!), pensavo ad un recente fatto di cronaca locale, che riassumerò in modo parziale per evitare che qualcuno vi si possa riconoscere.
Partiamo dall'inizio, mi trovavo sul solito bus che mi riporta a casa dopo il lavoro, vicino a me due ragazzi che da vari anni incontravo casualmente sul mezzo pubblico, due perfetti anonimi che se dovessi descrivere in una parola direi: nerd.
Faccia da adolescente, abbigliamento volontariamente trasandato per comunicare la propria disobbedienza, probabile studente ripetente delle superiori, resa scolastica mediocre, tarato e sognatore.

Spesso notavo questi due tra gli altri per il loro modo di esprimersi tipico da vita passata di fronte ad una play station, anche nei gesti ripetevano spesso atteggiamenti tipici da videogioco. Nelle loro storie che mi è capitato di origliare per la vicinanza (leggi quindi sorbire) tante serate chiusi in camera a combattere con i loro nemici mostri, calci alla Bruce Lee oppure pistole laser a dieci punte piuttosto che alabarde o altre cavolate del genere.

L'ultima volta che ho incrociato i due sul bus, parlavano di fucili di precisione per sparare ipotetici nemici e teorizzavano su calibri e distanze di tiro. E' da aggiungere che la volta precedente uno dei due stava con una ragazzina di fianco, la scena faceva presagire la recentissima fine di una storia d'amore.

Il giorno dopo mentre sfogliavo un giornale locale, mi trovo stampata la faccia del più "secchione" dei due in cronaca, arrestato per tentato omicidio volontario. La scena descritta dal giornalista narrava di una rivalsa amorosa tra contendenti maschi, patetica se non fosse per l'aggravante che uno stava per lasciarci la vita.

Il fatto mi ha ricordato due momenti distinti:
1) quando ho visto il film "Elephant" che narrava la folle mattanza avvenuta in una scuola americana a causa di due giovani con problemi di adattamento nel contesto sociale e scolastico;
2) un bellissimo pezzo di Paolo Crepet sulla sconcertante capacità di un ipotetico giovane nel commettere un omicidio, anche efferato, in quanto abituato ad infliggere la morte virtuale (nei videogiochi e nelle fantasie), oppure ad assistere alla fine di una vita in film e fumetti.

Nel primo caso era terribile la storia di una mattanza programmata, necessaria per avere quel riscatto verso chi non accettava i due personaggi protagonisti, nonché la previsione di una successiva notorietà che avrebbe ridefinito i ruoli delle parti antagoniste.

Nel pezzo di Crepet la cosa sconcertante era la dissociazione del carnefice dall'atto criminoso, in pratica vi era un evento (porre fine ad una vita umana) staccato dal contesto (la morte di una persona ed un gravissimo reato) e dalla risultanza (una persona non potrà più vivere ed un assassino sarà punito per il delitto commesso).

Ora sapere la risultanza di un fatto per averla letta sul giornale, avendo involontariamente assistito alle fasi preparatorie dell'evento, mi ha fatto riflettere sul contesto, vedendo realizzare quel supposto dottrinale di Crepet in un fatto di cronaca.

Ulteriori commenti non mi competono, ma questa è una storia di ragazzi che si sono ritrovati in eventi che non hanno saputo gestire, a causa di una crescita legata a valori fasulli e devianti.
Ai miei tempi giocava nelle strade, nei terreni incolti, al massimo si poteva ammazzare qualche lucertola con il fucile ad elastico autoprodotto, ma le scene erano reali. La fatica della corsa, lo schiaffo ricevuto oppure dato erano veri, la partita a pallone ti faceva sentire realmente la vittoria e la sconfitta.
Non mi permetto di fare paragoni su chi e cosa sia meglio, ma rivendico il fatto che tutto era reale e non si poteva premere CTRL-ALT-CANC se la partita a pallone aveva preso una brutta piega.

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