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mercoledì 27 luglio 2011

Norme per la tutela delle vittime di reati per motivi di omofobia e transfobia


Ennesimo momento di politica di costume e perditempo ieri a Montecitorio, giusto quanto riportato nella stampa e nei principali siti web di oggi. Aiuto ..perditempo? Che nessuno rimanga di stucco e abbia da svenire! AHAHAH

Il riferimento è alla seconda bocciatura sulla proposta di legge di cui è stata relatore l'On. Paola CONCIA, tendente a modificare il C.P., libro I – titolo III “del reato” - art. 61 “Circostanze aggravanti comuni” inserendo tra le aggravanti comuni la definizione di quel reato “commesso il fatto per motivi di omofobia e transfobia, intesi come odio e discriminazione in ragione dell'orientamento sessuale di una persona verso persone del suo stesso sesso, persone del sesso opposto, persone di entrambi i sessi”.

Dopo una prima bocciatura in Commissione giustizia, venne riproposta la legge in versione edulcorata nella ridefinizione dell'art. 1 che stabiliva l'aggravante richiesta quale reato identificabile tra i delitti contro la persona, modificando gli artt. 599 e 615, ma che di fatto manteneva integro il contesto riferito ad una “proposta di legge” che “si rende di urgente approvazione alla luce dei sempre più frequenti episodi di violenza a sfondo omofobico. Solo nella città di Roma, dove la comunità omosessuale è più numerosa e cerca con maggior fiducia e consapevolezza di rivendicare la propria condizione sociale, essa è vittima da alcuni mesi di attentati e di intimidazioni nei suoi abituali luoghi di ritrovo, attentati che si stanno ripetendo con una periodicità davvero preoccupante. Da febbraio ad oggi si sono registrati otto atti di violenza omofobici e transfobici, tra i quali un omicidio. Tra il 2006 e il 2007 in Italia si sono verificati 42 delitti contro omo e transessuali, 11 omicidi, 23 violenze e 8 atti vandalici.”.

Per i meno attenti tale proposta di legge nasce quale risposta parlamentare ad un fenomeno che ha avuto un picco di audience nel 2009, dovuto al verificarsi di vari atti di violenza nei confronti di coppie o single dichiaratamente omosessuali, che per svariati mesi ha condito le news gossipare tipiche italiane, cercando di trovare un fenomeno sociale esteso ed una condizione minoritaria della comunità omosessuale o transessuale, piuttosto che andare semplicemente a colpire con sentenza di condanna certa (come peraltro largamente possibile con l'attuale C.P.) per il reato contro la persona commesso con finalità e contesto degno di tutte le aggravanti riscontrabili da un qualsiasi bravo magistrato.

La proposta di legge andava a cercare la nuova definizione, tipicamente scandalistica e di forte impatto nel costume sociale italiano, del reato contro l'omosessuale o transessuale, affinché fosse marcato e punito in maggiore misura dalla legge. Quindi non un'azione di difesa ma di ulteriore etichettatura, creando peraltro uno strano e atipico status di “vittima” che porterebbe per questioni di equità legale ad estendere tali aggravanti a non meno di due-trecento tipologie di “condizione” della persona offesa, giustamente non previsto dal legislatore preferendo dare al giudice la facoltà di commisurare la pena analizzando i singoli aspetti.

Insomma è impensabile vedere una specificità che viene finora riconosciuta a soggetti definibili più deboli (attenzione all'uso di tale aggettivo ed alla sua interpretazione) quali il minore, l'incapace, la donna in particolari contesti. Ma quel reato comune commesso da un balordo nei confronti di una vittima predestinata per questioni chiaramente attribuibili alla sola incapacità di giudizio di chi commette il reato, non deve creare oggetto di modifica del C.P. istituendo un nuovo paletto, anche perché al di là dell'impatto sociale e del tornaconto elettorale, è difficilissimo in sede di dibattimento andare a circoscrivere il reato commesso contro l'omosessuale in quanto tale piuttosto che contro la persona in genere. Si veda la cronaca giudiziaria su quanto è difficile il tutto, quando in gioco vi è la pubblica opinione al di là dell'onore della vittima e della colpa dell'imputato. Si consideri anche che la vittima avrebbe privilegio a dichiararsi “diverso” ed il colpevole avrebbe “privilegio” a disconoscere l'orientamento sessuale della vittima, ovviamente andando ad alterare un giusto processo.

Quindi credo che tale disegno di legge sia stato giustamente bocciato e l'On. CONCIA debba portare a casa il fardello di battaglia persa, giacché non era quella la sede di discussione per analizzare il problema e definire delle linee di azione risolutive. Probabilmente è stata una montatura mediatica con il chiaro scopo di far capire al popolo quale sia il partito a favore e quello contro gli omosessuali!

Diverso sarebbe stato il cercare di trovare risposte definendo strumenti reali nell'educazione sociale, nell'identificazione del diverso non quale peculiarità da difendere con un marchio IGP o DOP, ma quale condizione degna di maggiore attenzione e tutela e difesa dell'integrità psicofisica della persona. Tutte cose che poco abbisognano di nuove Commissioni e Gruppi di lavoro, basta dare poche e chiare regole a chi già si occupa di formazione, educazione, sostegno sociale etc.

Ma questi sono fatti che poco interessano, l'importante per il legislatore è fare scena e audience, spaccare i media con atteggiamenti ad effetto.

Non nascondo che considero i comportamenti sessuali, quando non attengono ad un aspetto tipicamente medico, un dote o un difetto che difficilmente traspaiono nella persona, a meno che non sia specifico interesse della stessa rivendicare la propria differenza, di cui probabilmente gran parte delle persone farebbe a meno dell'essere informati. Più o meno quell'arcaica concezione che i fatti di letto non debbano uscire dalla camera.

La posta in gioco, come ben sanno i più attenti, non è certo la peculiarità dell'omosessuale o del transessuale, ma il diritto di famiglia a cui si cerca di arrivare pian piano, con piccole battaglie che costruiscano un corpus di riferimento per fare il grande salto di qualità.

Questo è il vero problema: può una persona trans/omosessuale andare a convivere con una di eguale sesso ed avere gli stessi diritti legali riconosciuti alle coppie normalmente costituite secondo legge italiana? Potrà quindi questa coppia chiedere l'adozione oppure l'affidamento di un minore da definire figlio, giacché per questioni di biologia non potranno creare dei figli?

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