Esiste una storia recente nelle cronache degli States, una di quelle storie raccontate dai principali quotidiani, che catturano l'attenzione per alcuni intensi minuti ed alimentano mille pensieri uniti a sensi di compiacenza o condanna. Questo fino al voltare la pagina successiva, dopo la quale già si hanno forti dubbi a ridescrivere per intero quanto appena letto.
E' il peso della notorietà nel vivere quotidiano, si esiste solo nella frazione di tempo in cui qualcuno ci degna la propria attenzione, e poi si risparisce nella memoria temporanea.
La storia è quella di un ragazzo americano, Christopher McCandless, che ha vissuto la vita degli altri, quella imposta dalle regole familiari e sociali, fino al giorno della laurea. Da quel momento in poi ha deciso di iniziare a vivere la propria, una intensa ed emozionante ricerca di se stesso e della propria collocazione in un ambiete depurato dal superfluo e dal materiale. Chris ha deciso di vivere fuori dagli schemi, fuori dalle regole normalmente condivise, ha sfidato gli eventi fino all'estremo, fino al completamento della propria esistenza ed al raggiungimento della morte in una terra lontana e desolata: l'Alaska.
La storia è diventata evento quando il ragazzo è stato trovato, morto da diversi giorni, e la cronaca ha finito di devastare quel giovane ammasso di resti, con i moralismi e perbenismi tipici di una società ipocrita.
Poi il racconto è diventato uno straordinario libro, quindi il libro è diventato un bel film, e Chris è diventato un'icona. Quello che lui non sarebbe mai voluto essere (parere personale, ovviamente).
Ricordiamo di questo ragazzo la sua personale ricerca di uno spazio in cui sparire in un mondo sovraffollato, in un mondo che ti riempie di offerte fino al momento in cui non sei tu a chiedere qualcosa, allora spezzi il verso delle cose e questa crea disordine.
Ciao Christopher McCandless
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