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venerdì 20 gennaio 2012

Liberalizzazioni, aria fresca o aria fritta?



 

La promessa del nuovo decreto di emergenza e quella di aria fresca per l'economia italiana, ma leggendo il contenuto mi appare nuovamente una bella scatola di "aria fritta".
Finalmente possiamo scoprire quali manovre anti-default ci sono state somministrate per farci stare meglio. Non ho mai creduto un solo secondo che lo storico ribaltone, creato ad hoc da re Giorgio e dal professore triste, avrebbe mai creato qualcosa di veramente nuovo per il bene dell'Italia, ma  ho comunque nutrito quella giusta fiducia che, dapprima con parole fuorvianti, e dopo con fatti inesistenti, mi ha confermato tutti i peggiori sospetti.
Ora con queste LIBERALIZZAZIONI mi chiedo cosa potrà veramente cambiare, hanno perso tempo e danari pubblici per toccare fatti di minima importanza per la ripresa economica, per la crescita industriale e imprenditoriale, per la fiducia dei mercati e per la famiglia media italiana.
Cosa mai aiutano i farmaci di classe C, oppure i tassisti o peggio ancora le altre baggianate sui contratti di lavoro e sulle società per i giovani etc.? Non un accenno alle categorie veramente potenti, avvocati, giudici, medici, ingegneri, notai. E tutti i manager pubblici strapagati a cui nessuno tocca benefici di memoria medioevale.
Dove solo le soluzioni per:
  • eliminazione delle provincie italiane, delle comunità montane, della SIAE, tanti altri enti inutili che hanno costi esorbitanti;
  • eliminare tutte le Autority che sono state create o che verranno create, inutili e costose per le casse pubbliche;
  • contenimento dei privileggi di cui gode la chiesa cattolica che sommati portano ad una manovra finanziaria;
  • la insostenibile scomposizione di forze di polizia che lavorano su vaste aree di sovrapposizione;
  • le risorse finanziare e politiche per debellare e scongiurare l'evasione fiscale;
  • le risorse economiche ed umane da destinare urgentemente alla Guardia di Finanza ed all'Agenzia delle Entrate per i controlli fiscali;
  • contenimento del potere bancario nella vita dell'impresa e dei pubblici servizi;
  • abbassamento della pressione fiscale  verso le famiglie e verso l'impresa, con regimi agevolati per chi rende disponibile on-line verso le autorità di controllo fiscale il proprio reddito e fatturazione, accettando i controlli;
  • eleggibilità verso tutte le pubbliche cariche di persone che non sono mai state condannate con condanna definitiva per reati amministrativi, e limite massimo di quattro mandati non consecutivi;
Credo che sia tutta una grossa burla, mi sembra un governo frutto della peggiore parodia di Amici Miei. Il mio dire non vuole essere irriverente o facinoroso, credo nelle istituzioni a cui ho giurato fedeltà estrema, e lo farei alla prima occasione di difesa di quei valori in cui credo, ma credo anche nella giustizia e nella verità, e non posso accettare di finire tra quei quattro fessi che pensano che si stia davvero facendo qualcosa per la nostra nazione.
Siamo in mano a quattro vecchi stufi di essere al potere, ottusi nel loro immenso sapere, cresciuti nella ricchezza e nella sollazzante realtà del benessere, che muovono leve e premono pulsanti come fosse un grosso gioco di cui si studiano i risultati, come un Risiko da serate invernali.
L'italiano non ha più bisogno di pifferai magici ma di esempi concreti, di gente che abbia una leadership autentica e tollerabile, che non arrivi da Marte ma dalla porta a fianco, che creda veramente nel ruolo di politica al servizio della gente e non delle corporazioni bancarie, esoteriche o ideologiche.
Abbiamo tanti giovani che possano imparare a governare, menti fresche e candide, con i vecchi pronti ad insegnare loro a comandare per il bene dell'ultimo e non a corromperli per il potere del primo. Occorrono dirigenti ed esecutori onesti che si siano formati in una scuola seria, dove si insegna il dovere civile ed il rispetto delle regole. Occorrono famiglie meno bigotte e meno rincoglionite dalla televisione e dal gossip, capaci di determinarsi nel contesto sociale e in grado di auto-sostenersi con il lavoro e con l'ingegno per il bene collettivo.

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