Fare commenti su avvenimenti importanti che hanno riflessi sulla società e sulla vita delle persone è come avventurarsi nell'oceano con il gommone. Quindi non avendo competenze specificatamente sanitarie sui protocolli di gestione di Ebola, mi soffermo ad osservare alcune notizie che si susseguono.
Con una tragicomica tipicamente italiana, in cui una serie di eventi connessi e disconnessi si avvolgono in un marasma di disinformazione, di allarmismi e rassicurazioni: Provo a mettere tutto in piano per definire un contesto logico, che fa trasparire il pressapochismo delle fonti e dei redattori della comunicazione nelle sue varie forme.
In primis una malattia definita epocale, confinata in terra d'Africa per anni e monitorata dall'OMS come un detenuto all'ultimo miglio. Talmente bene che si è verificata una diffusione di Ebola in breve tempo, a macchia di leopardo a dimostrazione dell'incapacità di contenimento dei controlli sanitari, ovviamente in stati già soggetti a piaghe di varia natura.
Emergency proiettata in territorio ostile da subito, affronta come suo solito le carestie con le pochezze della medicina di guerra.
Primo evento: In Italia il fenomeno è subito visto come lontano, il virus è una cosa che non può appartenerci nonostante un flusso migratorio perenne che porta migliaia di clandestini nei nostri porti senza che sia stabilito subito un protocollo sanitario a tutela di tutti (e principalmente dei clandestini quali ipotetici vettori di malattia ad altissima mortalità se provenienti da aree a rischio). Probabilmente la politica nazionale ha paura di creare dei controlli appartenenti al passato peggiore della nostra umanità, ma questo non giustifica affatto l'inerzia e il disinteresse al problema.
Secondo evento: dall'Africa il patron afferma che in caso di contagio mai e poi mai avrebbe acconsentito di essere curato in Italia, conscio dell'impossibilità di avere sollievo e guarigione. Pertanto avrebbe preferito soggiornare in ospedale ed aiutare il prossimo (nobile gesto ma forse più propagandistico che ragionevole).
Terzo evento: in Italia scoppia la paura a seguito delle continue report, anche marchiate OMS che prima taceva, dove si urla al panico e si ammette di avere perso il controllo della diffusione di Ebola.
Quarto evento: l'Italia definisce i protocolli di gestione dei casi di Ebola, ne da ampia diffusione a mezzo stampa e tutti a lamentarsi come sempre, dal tutti fuori al tutti sani al tutti fratelli, in un caotico sfinimento.
Quinto evento: abbiamo il caso zero nazionale, un medico ha contratto la malattia (in effetti non è chiaro cosa abbia o non abbia, quali sia lo stato del paziente ed il motivo di contagio) pertanto in modo vago si crea il binomio medico di emergency ed Ebola. Per fortuna il malato sta bene, ma si osservi che non è rimasto in terra di contagio come qualcuno professava prima, rientra in patria con tanto di dirette televisive in pompa magna.
Sesto evento: qui da noi tutto funziona, per fortuna, il malato sta bene e tutti sanno cosa fare. Ma come, e gli allarmismi di qualche ora prima, la paura di una malattia in cui quasi sempre si muore, ed anche con una certa brutalità oserei aggiungere? Non altro perché se si tratta di ebola, vuol dire che tutta l'attività medica di laboratorio ha confermato la presenza del virus e quindi c'è ben poco da stare sereni.
Settimo evento: il paziente sta male, poche ore fa si diffonde questa notizia. Qui mi fermo per il rispetto ad una persona sofferente.
MORALE: ma smettetela di riempire i giornali e la tv di fesserie di regime, almeno nelle cose serie siate onesti con la gente, non prendeteci sempre in giro come fossimo un popolo di lobotomizzati. Nessuno chiede l'allarme rosso per ogni raffreddore, ma non è corretto negare ciò che è banalmente consultabile nel sito dell'OMS con tutte le schede tecniche sulla malattia Ebola, basta leggere le notizie che arrivano dalla varie ONG impegnate in Africa, basta leggere la stampa africana e vedere quanti morti ammassati nei cortili degli ospedali.