L'erba del vicino
sarà pure più buona, così come l'erba sarà dura da estirpare se è
gramigna, così come se è marijuana sarà più buona quanto più è
sballone il pusher. Ed ovviamente con i luoghi comuni ci si campa e
si parla per ore. Il problema è quando i luoghi comuni alimentano
una discussione seria, che affronta in modo giornalistico un tema
quale la tossicodipendenza dei giovani (ed i non più) italiani.
Ieri 14 settembre
Presa Diretta, il programma di inchiesta curato da RAI TRE si è
occupato proprio dell'erba del vicino, facendo un'ottima inchiesta
sulla presenza e diffusione delle varie e più consumate droghe nel
mercato italiano attuale. L'impostazione tipicamente
sensazionalistica ha catalizzato l'attenzione del pubblico nella
prima parte del programma, imprimendo con un sonoro schiaffo
mediatico la realtà di un'assuefazione dei giovani (dalla fascia
protetta dei dodicenni fino ai mammoni over quaranta) alle varie erbe
da fumo, alle pasticche e polveri di amfetamine e chetamina, cannabinoidi ed
eroine di varie specie, con corollario dei metodi di assunzione più
variegati.
Insomma quello che
ogni genitore dovrebbe sapere e non vuole vedere, quello che è tabù
per ogni operatore scolastico e politico, se si escludono quegli
sfrontati fuori dal coro degli ipocriti.
E fin qui tutto va
bene, se non fosse per lo schifo che è negli occhi di tutti, e così
fino a quando si arriva al solito risvolto politico che denota tutta
la produzione della ROSSA RAI TRE.
Cosa fanno i
politici italiani per scongiurare una ulteriore degrado, o meglio per
anestetizzare questa situazione? Ovviamente non si parla dei politici
attuali, mai sia che vi sia un minimo riferimento alle politiche
sulla droga (ma ce ne sono?).
Tutto il marcio
viene ovviamente addossato alla famigerata FINI GIOVANARDI, che ha
cercato di contrastare il problema inasprendo il reato di detenzione
di stupefacenti, consentendo agli operatori di giustizia l'arresto
anche per le dosi minime. La legge forse non era perfetta, ma siamo
sicuri che la depenalizzazione sia la soluzione perfetta? Certo che
sì, basta andare a controllare l'esempio del Portogallo, dove appare
- secondo il giornalista - un mondo perfetto, nessuno va in carcere,
anzi vengono gli operatori e ti regalano il kit del piccolo tossico
per darti una mano.
Ecco il mondo
migliore, applicabile ovviamente anche a mignotte ed omosessuali nel
perfetto stile liberista delle sinistre italiane, anarchico con se
stesse e fascista con gli altri.
Ma siamo sempre nel
campo dei teoremi, e quindi libera voce in libero stato.
Il problema è
strettamente collegato a come si imposta una comunicazione di tipo
talebano in un programma diffuso, come si reindirizza un problema
universale come la tossicomania (ed anche la deriva delle nuove generazioni,
l'incapacità degli operatori sociali, l'incompetenza di educatori e di garanti di una giusta giustizia a
sostenere il peso di questo problema) su una legge certamente non
perfetta e probabilmente facinorosa come la FINI GIOVANARDI.
Come mai non si è
parlato di cosa c'era prima e di cosa è arrivato dopo?
Ma poi offende anche
la richiesta spudorata di introdurre la depenalizzazione del reato di
consumo, detenzione e spaccio, dopo avere fatto un casino incredibile
per l'avvenuta depenalizzazione dei reati fiscali. E' giusto finire
in carcere per una fattura omessa, ma si è liberi di farsi di eroina
con i relativi costi erariali per il recupero oppure andare a vendere
amfetamine nelle scuole media.
Ma allora quale
accidenti è la regola da seguire, carcere per i reati che non mi
piacciono e caramelle per i reati che mi piacciono?
Quale è la
credibilità di uno stato che sforna continuamente leggi che si
accavallano e contraddicono, e quale è la cura per chi contravviene
alle regole stabilite se il tutto può essere sempre addossato ai
fenomeni di deriva e costume, e mai e poi mai emerge la
responsabilità individuale.